La parola comunità emana una sensazione piacevole qualunque cosa tale termine possa significare…
La comunità – questa è la nostra sensazione – è sempre una cosa buona.
Zygmunt Bauman
Il quarto Rapporto sul Terzo settore, curato dall’Osservatorio Sociale Regionale (OSR) con il contributo di ANCI Toscana, di Cesvot, delle Università di Firenze e di Pisa, della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e con la preziosa collaborazione del Forum regionale del Terzo settore, rappresenta una tappa importante e consolidata di analisi e approfondimento che segna e contraddistingue le politiche regionali sviluppate nell’ambito delle economie sociali.
Anche quest’anno troviamo nel volume alcuni approfondimenti sugli effetti dell’emergenza epidemiologica Covid-19 che raccontano le difficoltà che stanno vivendo gli Enti del Terzo settore (ETS), ma anche l’eccezionale energia, la capacità di adattamento e il forte impegno che queste realtà apportano nel rigenerare e saldare le reti di solidarietà e prossimità.
Il 2021 è stato ancora un anno denso di difficoltà e preoccupazioni. Le conseguenze dell’emergenza sanitaria hanno evidenziato le criticità, continuato ad alimentare insicurezza e precarietà, modificando le abitudini, i bisogni e le attese delle persone. Si è ampliata la forbice delle disuguaglianze economiche e sociali, con effetti che rischiano di condizionare e compromettere le reti di coesione e protezione sociale. In questo scenario gli Enti del Terzo settore e, più in generale il vasto mondo delle economie sociali, rappresentano un presidio indispensabile nel sistema di welfare toscano.
La Riforma del Terzo settore ha apportato una visione nuova rispetto alle attività di interesse generale in quanto ha riconosciuto agli ETS un ruolo attivo e corresponsabile nella programmazione e nello sviluppo delle politiche pubbliche. Il Codice infatti promuove un approccio partecipativo, salvaguarda l’autonomia delle formazioni sociali, promuove relazioni formali ed informali, cerca di alimentare processi sociali volti a coprogrammare e coprogettare per valorizzare competenze, capitale sociale, prossimità e fiducia.
In Toscana possiamo contare su oltre 27.000 soggetti che appartengono a un ampio e articolato universo, un numero molto elevato di formazioni sociali che operano nell’ambito sociale, sanitario, culturale, ricreativo, ambientale, sportivo, della protezione civile, dei beni comuni. Tra questi ci sono oltre 7.500 soggetti formalizzati che stanno trasmigrando dai registri regionali e nazionali al Registro Unico Nazionale del Terzo Settore (RUNTS).
A tal proposito nel rapporto viene presentata la legge regionale 53/2021 “Norme per l’esercizio delle funzioni amministrative in materia di Registro unico nazionale del Terzo settore in Toscana” che istituisce l’Ufficio regionale del RUNTS e definisce le funzioni amministrative in capo a Regione Toscana, ai Comuni Capoluogo ed alla Città Metropolitana di Firenze. Nel rispetto delle disposizioni contenute nel Codice del Terzo settore, la nostra regione ha scelto di procedere all’istituzione dell’Ufficio con l’approvazione di una specifica legge perché ha ritenuto importante normare tali funzioni, confermando un’articolazione territoriale che vede un coinvolgimento attivo delle Autonomie locali.
Inoltre, trovano spazio nel volume alcuni interessanti approfondimenti sullo stato dell’arte della riforma, di natura amministrativa, legislativa e giurisprudenziale.
Di particolare rilievo sono anche gli articoli che trattano i temi di della valutazione d’impatto sociale e delle risorse a disposizione del Terzo settore (5 per 1000 e contributi delle Fondazioni di origine bancaria).
Dal Rapporto emerge un Terzo Settore vitale e propositivo, protagonista della mobilitazione e dell’animazione, della promozione sociale e culturale dei contesti locali, anche attraverso competenze e professionalità che, negli anni, hanno necessariamente implementato, differenziato e qualificato l’offerta sociale pubblica.
I soggetti delle economie sociali hanno messo in campo uno sforzo poderoso che, anche durante la fase più dura dell’emergenza epidemiologica, ha permesso alle nostre comunità di evitare che l’impatto causato dalla crisi sanitaria fosse ancora più pesante, in particolare per le persone in maggiore condizione di bisogno e di fragilità.
La necessità di individuare nuove e moderne forme di welfare con approcci promozionali, generativi e capacitanti, in grado di attivare e mettere in rete, per lavorare in sinergia, tutte le energie presenti nelle nostre comunità, potrà accrescere il processo di amministrazione condivisa che vede Enti locali e Terzo settore promotori di una società locale che si attiva ed è riconosciuta competente per i beni materiali e immateriali che può produrre e condividere.
Realizzare strategie collaborative anziché competitive nell’ambito delle attività e delle opportunità di interesse generale, è un modo più efficace per generare e aggiungere valori e benefici diretti ed indiretti alle nostre società ed al bene comune.
Nel Rapporto trovano uno spazio importante le testimonianze del mondo circolistico e della cooperazione sociale, come segni evidenti di una presenza diffusa che, insieme all’impegno delle innumerevoli organizzazioni di volontariato, contribuisce a sostenere la rete dei servizi e che a costituire una rete capillare di attività sociali e di presidio alla coesione e all’inclusione sociale.
Un’ultima considerazione la voglio dedicare al valore politico del Terzo settore ed a come questi soggetti intrecciano i fili della vita sociale. Il dettato costituzionale più volte ci ricorda l’importanza dell’equità sociale, dell’impegno comune che ci rimanda all’idea di una società dove tutti abbiamo diritto di ricercare un miglioramento delle proprie condizioni, di affermare il proprio progetto di vita e le proprie aspirazioni e desideri, con pari opportunità per tutte e tutti.
Una concezione fondata sulla corresponsabilità e sulla sussidiarietà, che si basa su comunità locali proattive e in movimento, nelle quali il Terzo settore e tutte le economie sociali collaborano in modo fecondo con le istituzioni pubbliche, per favorire un “welfare delle opportunità” e l’emersione delle capacità e delle attese di cui le persone sono portatrici. Politiche sociali, quindi, che fanno sempre meno riferimento a un welfare passivo e meramente assistenziale, e che affermano invece un’idea nuova e di rigenerazione del tessuto sociale, dove il fare rete assume i tratti di un’efficace collaborazione tra il pubblico e i cittadini che, insieme, si attivano e si organizzano per costruire bene comune, per riaffermare la centralità della comunità locale e degli interessi generali, per una comunità più coesa e inclusiva.
Serena Spinelli Assessora alle politiche sociali, edilizia residenziale pubblica, cooperazione internazionale Regione Toscana